mercoledì 25 dicembre 2013

Buon Natale

Fermatevi un momento a riflettere. Provate a dare un senso ai vostri gesti.
Non è questione di essere più buoni. Non è questione di dover consumare i vostri soldi.
Non è questione di immagine, un obbligo da espletare.
E' questione che se volete bene a qualcuno, potete dimostrarglielo. Con un gesto, un pensiero. Con un regalo che non avete ma avreste voluto avere. Con un numero di cellulare che non digitavate da tempo.
Con qualcosa che significhi.
Potete permettervi pure di desiderare, perché no?
Potete pure permettervi di ricevere, e divertirvi a leggere la percezione che gli altri hanno di voi.
Potete scoprire che non è la festa del mercato dei regali, non è la festa clericale ma nemmeno quella anticlericale.
E' fermarsi un momento. Per chi amate e chi vi ama.
Se tenete a mente questo, non potete sbagliare Natale.

Gli Inadeguabili non ripudiano il Natale, ma ne cercano il senso per viverlo appieno.
Buon Natale.

mercoledì 18 dicembre 2013

Ghe sém!

Ci siamo, ci siamo.
Dovete aspettarvi dei nuovi libri, dei nuovi progetti, una quantità di pubblici incontri, un'infinità di scontrini del bar, pochissimi post perché conoscete la nostra incostanza.
Però ci siamo.
E non è importante quanto ci siamo in rete, ma quanto facciamo nella realtà, e la qualità di quel che facciamo.
Portate pazienza.
Son solo due mesi...
Ci siamo, ci siamo.

sabato 7 dicembre 2013

Sant'Ambrogio Inadeguabile!

Oggi é 7 di dicembre e Milano celebra il suo santo patrono, Sant'Ambrogio, che fu un Inadeguabile, e difatti a Milano abbiamo avvento e carnevale sfasati. E poi era uno che non le mandava a  dire.
Gli Inadeguabili sono gente un po' così, che se vede Mandela fa l'inchino, ma senza farsi notare. Perché a Cesare quel che é di Cesare, ma gli uomini si comportano in un modo, gli Inadeguabili in un altro e non sono eroi né pretendono di partecipare a parole all' eroismo di qualcun altro.
Gli Inadeguabili occupano il proprio posto, e il trucco sta nel non arrendersi e non adattarsi. Si impegnano in quel che fanno, e se quel che fanno vi pare privo di valore non significa che possiate biasimarli o svilirli. Perché non compiamo grandi imprese per  il compiacimento di mostrarle agli altri, ma cerchiamo di fare quello che amiamo per donarlo al prossimo, e di farlo bene.
Non andiamo all'estero lamentandoci, sappiamo lamentarci qui e ci creiamo soluzioni che non siano la resa né la fuga. E anche se il nostro gesto politico, la nostra azione sociale, la nostra impresa é scrivere romanzi, per noi é una cosa seria. Una piccola realtà irrisoria nel grande libro, ma non perquesto priva di significato. 


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mercoledì 4 dicembre 2013

La gavetta per diventare Perfetti Nessuno

Una mattina mi son svegliato, mi son guardato allo specchio, avevo ventotto anni, e decisi di giocarmi i miei sogni in una scommessa. Undici mesi dopo comprai Milano A. Brandelli e realizzai il mio piccolo sogno. Quel sogno, come ogni essere intelligente, evolse in nuovi sogni. Milano é un'Arma vinse un piccolo premio, iniziò il mio sodalizio con Eclissi e la mia amicizia con Andrea Ferrari. 
Milano è un'Arma era un diario trasfigurato della mia città, delle mie nottate, delle mie amicizie, delle mie esperienze. E delle mie passioni, tutto nella forma di un fumetto non disegnato, di un filmsenza pellicola.
Poi venne la Metropoli Stanca: la somma narrativa del romanzo che avevo sempre desiderato comporre. L'espressione di tutta la fantasia sedimentata nelle mie arterie dai sei ai trentuno anni.
Passò inosservato. Anche per alcune cattive esperienze durante le presentazioni. 
Allora mi dissi che dovevo fare qualcosa di nuovo. Qualcosa di potente. Lasciai trascorrere due anni, e giunse Lapidi d'Asfalto: innovativo nella forma, lacerante nei contenuti. Con questo uscì contemporaneamente Milano Corri o Muori per Paolo Roversi, un romanzo scheggia.
Sempre piano piano, io come Andrea crescevamo. Amando ciò che facevamo a prescindere dai rendiconti. 
Giunse Besola, e Luca Crovi, e le idee per scherzo, e scrivemmo Operazione Madonnina, così diverso da noi eppur riuscito.
A febbraio torna Brandelli con il quinto della serie, ma il primo del nuovo corso.
E torno io. Con una sfida nuova. Un romanzo di generi. Al plurale. Un  perfetto nessuno. 
Ma di questo  parleremo la prossima volta...

lunedì 2 dicembre 2013

Intercettazioni auditive di difficile sopportazione

'Anni fa mandavo dieci milioni al mese in  Marocco ma questa maledetta crisi, ora non mando  più: no,  l'INPS non l'ho mai pagata.' 
'Siamo contrari, come sindacato, al durc perché chiedere ai commercianti stranieri  di essere a posto con tutte le imposte equivarrebbe a non farli 
Lavorare'
'Il mio cane mi vuole più bene di mio figlio'
'Trascorre le giornate a fare l'uncinetto sulla tomba della figlia, le parla, io non la disturbo'
'Aspetta ma' giochiamoci il resto alle macchinette'
'Oh Bangladesh, ti do due euro ma me ne dai venti, di limoni'
'Cin ciun lai, hai la voce giù? Hai fatto i chinotti ieri sera, eh? '
'Vai in Inghilterra, lì il lavoro c'é. Vai a fare il cameriere'
La Metropoli é Stanca. 



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sabato 30 novembre 2013

Il famiglio.


Andrea sarà pure allergico, ma il famiglio degli Inadeguabili è Bicio. 
Perché sì.

venerdì 29 novembre 2013

Savona: vino e farinata.

É il ventinove novembre quando scendiamo a Savona per essere ospiti di Roberto Centazzo a Noir is Rock su Radio Savona Sound, ma non ce ne frega niente. A noi interessa trovare un posto in via Pia che serve vino e farinata.  Lo troviamo, e dopo é  impegnativo stare in piedi, figurarsi rispondere alle domande dei rockers! Grazie all' autore di Toccalossi per la splendida serata e per lo scherzo della canzone della vita. Tra poco si torna.


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giovedì 28 novembre 2013

Come?


Come puoi continuare ad amare qualcuno sempre sporco di urina e feci, sudore  e catarro, qualcuno che puzza sempre di lercio e cancro, che ricorre alla chirurgia estetica ma trascura il proprio corpo, qualcuno  che mente, fa  chiasso, qualcuno che ruba i  tuoi soldi e li sperpera, qualcuno che ti lascia sempre da solo. Come  puoi continuare ad amare Milano? 

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martedì 23 luglio 2013

Ops...

Sì. Sono rimasto indietro. Ho avuto da fare. Avevo pronta una breve monografia sul mio amico Riccardo Besola, ma non sono riuscito a pubblicarla. Lo farò, ma a questo punto quando lo riterrò utile. Che è successo?
Un sacco di cose, sono successe. Innanzitutto, Operazione Madonnina è stato in classifica 8 (otto) settimane. La qual cosa ci ha fatti interrogare sulla possibilità di dargli il seguito che tra noi avevamo lanciato là come una roba divertente se l'avessimo fatta. E invece, oltre che divertente, lo faremo perché ci è stato richiesto, da chi ci appoggia e da chi ci legge. Siamo a metà del seguito. Volete sapere di cosa si tratta, o il titolo? No comment. Chi viene alle presentazioni lo sa già...
E poi avevamo da fare anche altro. Le presentazioni. Un sacco, ne abbiamo fatte. E i nostri libri in singola: Brandelli sta per avere un quinto episodio, Besola è un calderone di idee, io ho appena terminato il recupero di un manoscritto di Ulisse Lui. E poi. E poi noi scriviamo ma non viviamo di questo, ci aiuta a vivere meglio, ma moralmente, non economicamente: quindi c'è anche il lavoro. Volete assumere un Gallone? Cerco un posto. Davvero. Intanto continuo a vendere fiori finti al mercato. Vorrei anche raccontare storie vere. 
E poi abbiamo un sacco di progetti. Un sacco, davvero. Chissà quanti vedranno la luce e quanti no. E poi abbiamo un sacco di amici che fanno cose interessanti: La Casa dei Normali di Francesco Manarini, per esempio, o GGT con i suoi progetti artistici. Tanti altri, ma sto bevendo la spuma nera e non ho voglia di fermarmi a elencarli tutti. Lo Zagor di Zamberletti, però, dai, quello sì. Insomma. 
Insomma, un sacco di cose. Meglio va un progetto, più ti impegna, più si moltiplicano i progetti. 
Una sola cosa posso garantirvi: ci hanno fatte molte proposte e ci hanno dato molti consigli e opinioni. 
Eppure, abbiamo scelto sempre noi, anche quando ci davano del pirla.
Forse quindi un giorno faremo la figura dei pirla.
Spero di essere più presente, su questo blog. Ma non riesco ad adeguarmi alle tempistiche della rete. 

mercoledì 15 maggio 2013

Imparare dalla cornacchia qualcosa sui picconi.

Tornavamo dalla stazione Affori Nord, ieri. Io e Giulia. Erano quasi le otto di sera, c'era ancora luce.
In via Bellerio, angolo via Annibal Caro, all'interno del giardino di una villa, si sentiva un gran baccano: una cornacchia volava tra un albero e l'altro, calando in picchiata a tempi alterni, e gracchiando disperata. 
Ci avvicinammo alla cancellata: in mezzo al praticello inglese, c'era un'altra cornacchia, che non riusciva a volare; a meno di un metro, un gatto grigio, con collarino, acquattato nell'erba in posizione di caccia.
Dopo qualche secondo, comprendemmo che accadeva: la cornacchia a terra non riusciva a librarsi, e la compagna la difendeva, diffondendo un allarme che ha richiamato un sacco di volatili. Calava in picchiata sul gatto, per impedirgli di aggredire la cornacchia zoppa.
Abbiamo dovuto ovviamente lasciare che la Natura facesse il suo corso. Spietatamente, forse, ma un volatile che non vola ha un destino segnato anche se riesci a salvarlo dalle grinfie del felino. Stamattina, la cornacchia era ancora lì, incapace di volare: sugli alberi attorno, cornacchie. Vigili.

A seguito dell'eccidio di Niguarda, un quartiere a me così caro e vicino, dalle cornacchie traggo l'ennesimo giudizio sull'Umanità. Se l'allarme fosse giunto alla prima aggressione, sabato notte, Kabobo non avrebbe ucciso nessuno, tre persone non sarebbero morte per niente, tre famiglie non sarebbero state stracciate. 
Il mio amico Willie, che mi ha fatto conoscere Alan Moore e Leo Ortolani, stamattina a riguardo mi diceva qualcosa così: noi crediamo che la normalità sia una cosa, e questa credenza è malsana. Perché invece dovrebbe sbalordirci che questi gesti non siano più frequenti ancora di quanto non siano. Che la rabbia, l'odio, la frustrazione, l'esasperazione sociale ed umana non esplodano più frequentemente: è normale accettare di subire, è normale accettare questa società che ci impongono subdolamente? 
Riusciamo a trattenerci. Ci reputiamo normali per questo, perché non esplodiamo, perché siamo capaci di ingoiare. Perché ci accontentiamo di una vacanza e  uno smartphone e ci crediamo viaggiatori con abbondanza di amici. 
Kabobo ha sbroccato. Così diremmo alle panche. Kabobo ha sbroccato, ha sfasato, è andato fuori. Ti viene voglia di farlo a pezzi, ma devi ammettere che c'è qualcosa che non funziona nel cervello di uno che s'accanisce su un corpo di una persona a caso con un piccone. Non penso che possa guarire, ma l'internamento in una struttura psichiatrica credo non sarebbe sbagliata. Come aiuto e prevenzione. A vita. 
C'è qualcun altro che è colpevole, e non quel poveretto di Borghezio, che starebbe bene nella stessa struttura di Kabobo. E ci si meravigli che sia ancora a piede libero.
Quando sono stato rapinato, col mio amico Giulio, da due latinos con coltellaccio per strada, la denuncia l'ho portata avanti nonostante avessi riottenuto tutta la mia roba perché ho pensato al mio fratellino, che spesso percorre quella stessa strada. Se avessero rapinato lui, e non me, le cose sarebbero andate diversamente, sarebbero state vissute con diversa intensità. E allora, queste cose desidero non succedano.
Dalla prima aggressione, intorno alle 2, i Carabinieri sono stati chiamati alle 6:28. Alle 6:34 fermavano Kabobo. In sei minuti, 6, arrivavano e fermavano il picconatore. Celeri, efficaci, immediati.
Tale è lo spirito del quartiere, dunque? Se scampo io, chissenefrega? Se vedo, se la veda chi lo incrocia? 
Questo mi procura la nausea per la mia specie. L'incapacità di denunciare come dovere civile e morale, l'incapacità di pensare al prossimo gratuitamente. L'omertà di chi ha visto, e subito, e si è magari pure messo a dormire, si è scaldata l'acqua per il tè. Non una sola persona. Tante persone. Spero per loro che non ci pensino, che siano abbastanza stupidi da non pensare ai morti che non hanno saputo evitare.
E la nausea me la procura pure Borghezio, sì. Provo schifo, per lui, e per chi l'ha seguito. Ma anche per i moralizzatori opposti. Non per gli opposti, per i moralizzatori. Per quelli che invocano uno spirito di quartiere che se non dimenticherà, sarà per il rimorso di coscienza.
E sono avvilito, stremato, spossato, dall'aver per sindaco il nostro sindaco. Che sul Giorno si fa fotografare in groppa a una moto della Polizia Municipale con un'espressione da De Niro che s'è cagato nelle mutande. Che lamenta che la Giunta precedente non gli ha lasciato agenti, quando quella Giunta fu polemizzata per averne assunti trecento. Che vuole di nuovo l'Esercito per le strade, ma si badi, dove l'Esercito c'è già, e non s'incazza, invece, che quei cittadini che invocano aiuto e assistenza non sono nemmeno capaci di comporre un numero telefonico di tre cifre. Non vogliamo divise, quelle che abbiamo hanno dimostrato efficienza, vogliamo solo una cittadinanza decente. Degna.
Perché da tutto ciò, una verità emerge: non c'è un pazzo. Siamo pazzi, tutti.

Le cornacchie hanno vinto. I gatti hanno vinto. Quando la razza umana sarà estinta, il mondo tornerà ad essere un paradiso terrestre. Spietato, onesto, coraggioso.

venerdì 10 maggio 2013

Retrospettiva: all'Ombra della Madonnina atto primo, Andrea Ferrari.

Chi era Andrea Ferrari prima di Operazione Madonnina? Esisteva davvero? Perché è arrivato in classifica con un romanzo arancione?

Andrea Ferrari è un ragazzo del '77, e se ne vanta. Lavora in un centro polifunzionale, lo gestisce, schiva dentiere e stamarra coi tabbozzi. E' laureato in Lingua e Letteratura Norvegesi, il suo libro preferito è Fame. Di uno che fa il flaneur.
Andrea Ferrari nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo con Eclissi Editrice: Milano A. Brandelli. Il miglior seller Eclissi di tutti i tempi. 
Col detective Brandelli, un tipo noioso, laureato, che non beve, non fuma, chiava male e la notte dorme, Andrea tenta di ribaltare i cliché del noir/hard boiled. Un autore grosso grasso e soprattutto sulla via della dimenticanza ebbe a dirgli che un noir senza il morto è come la maionese senza uova: fortunatamente incorse la moda del veganesimo, perché la scelta di evitare l'omicidio nei quattro quasi cinque romanzi che compongono attualmente la saga di A. Brandelli ha prodotto una certa manica di fans. 
Così Andrea principia a frequentare gli ambienti noiristici meneghini. Nel 2008 fa amicizia con francesco gallone che poi sono me. Pubblicherà, negli anni a seguire, Bravo Brandelli, in cui uno stalker invia a una etoile della Scala frutta avariata con biglietti insultanti; Milano Muta, un cui il caso è quello di un uomo che ha scoperto che la moglie lo tradisce, ora che è morta, nell'oltretomba; Divorzio alla Milanese, in cui una ragazza scappa di casa e Brandelli mena pure le mani. 
Quattro romanzi e una sfilza di racconti, pubblicati su Linus, Cadillac, antologie varie, blogs, etc. Ad oggi, Andrea s'è quagliato 6 (sei) anni di gavetta, onesta, senza ruffianerie, con qualche antipatia ma molta simpatia espressa. Ha fondato con me il movimento dell'Inadeguabile, e se siete qui a leggere basta visitare questo blog per capir di che si tratti. 
Alla Madonnina c'è arrivato perché ha seguito se stesso, la propria strada, dritto per dritto. Senza chiedere. Mai. Come un deodorante. C'è arrivato perché ha accolto con entusiasmo la proposta di un amico, di un nostro amico, Luca Crovi. E l'ha fatto per non deludere l'amico e perché il gioco sembrava divertente. 
E tra le altre cose, è anche per questo, che è mio amico.

lunedì 15 aprile 2013

Antitempo.

E così, ieri sera, mentre Milano si scrollava di dosso le ultime briciole hipster di FuoriSalone, mente la gente riponeva in cantina la riscoperta bicicletta della prima giornata di sole, mentre i maglioncini di lana diventavano canottierelle, mentre i vecchietti della Sempre Uniti si ritiravano a casa, ecco un piccolo branco, variopinto, pittoresco, strambo, di dinosauri della creatività, poveri scemi che alla domenica sera invece che guardare X-Files... come non fanno più X-Files? E Colombo? Nemmeno lui?!? Almeno Mai Dire Domenica! No! Ecco perché non guardo più la TV allora, e spreco il mio tempo appresso a dei sogni puerili, fatti di disegni colorati a mano, di storielle raccontate a penna, di dipinti e magliette stile, di ambizioni culturali imbarcate sul Titanic che è una casa editrice, ecco, ieri, 14 aprile 2013, cari lettori dell'Inadeguabile (dico a voi, sì, tutti e quattro!) abbiamo festeggiato con insindacabile successo la chiusura di un progetto sorto e portato avanti con passione, l'Antitempo, rivista di satira, e mentre Giacomo Rastelli, Giacomo Sargenti detto Gregory, Ambra e Clacid scarabocchiavano fogli venduti all'asta per cifre a sette zeri almeno, noi tutti si beveva, si chiacchierava, c'era la casa editrice Eclissi con tutti i suoi libri coraggiosi, piccoli coraggiosi e decisi come ghiottoni, c'era Paride Marseglia, c'era Gigi Tarantola, c'eravamo gli Inadeguabili gallone e Brandelli con Riccardo Besola e l'Operazione Madonnina, eravamo lì, abbracciati dal calore di chi ci sostiene, sostenuti dal sorriso di chi manifesta un po' di interesse per la nostra passione, eravamo lì, con Herion all'Osteria del Biliardo, ciarlavamo dall'alto di una sedia, e abbiamo provato una piccola, umile, beatificante sensazione. Loro sono tanti e hanno tutto. A noi non ci hanno lasciato un cazzo. 
Però non siamo soli. 
E non molliamo.
Grazie, Antitempo!


domenica 14 aprile 2013

Milano Calibro Noir 2013

Gli Inadeguabili e Riccardo Besola, con la collaborazione di Luca Crovi, hanno organizzato anche quest'anno il Milano Calibro Noir, allo Spazio Teatro 89 di via Fratelli Zoia 89. C'erano un sacco di autori di genere maschile e femminile. Procediamo con un elenco di notizie importanti da divulgare riguardo alla serata, una sorta di bollettino del MIcal.noir:
- il rinfresco è stato offerto da una signora in pensione. Anzi, da una Signora. La quale non ha badato a spese per la buona riuscita della serata. Anche la povera Valeria Corciolani ha contribuito con una vagonata di focaccia di Rapallo, ricambiata per la cortesia con l'assenza dei suoi libri: per vendicarsi, ci ha ingolositi tutti con la leggenda del latte fritto. Molti liquidi alcoolici sono stati schierati in campo dagli Inadeguabili.
- Stefano Covri è un grande. Davvero, un grandissimo. A parte che già esteticamente ti vien voglia di prenderlo, farlo sedere, affettare del salame, riempire i bicchieri e chiacchierarci. Però poi a parlarci ti vien voglia di farlo davvero. E ad ascoltarlo suonare quella voglia diventa un dovere, verso te stesso. Grazie Stefano!
- ho milioni di considerazioni da fare, ma a volte è meglio non considerare, specie se non si viene considerati. Sarebbe superfluo ringraziare qui tutti gli scrittori presenti, li ho ringraziati dal vivo, magari solo con un sorriso, o con una chiacchierata, o con un rapido saluto. Posso soltanto dire, senza tema di menzogna, che la serata è perfettamente riuscita, grazie a Crovi, Covri, grazie al vino, ai salatini, grazie a chi ha investito il proprio lavoro e il proprio tempo come Guido della Libreria di via Tadino, come i ragazzacci di Bloodbuster, come i ragazzi dello Spazio Teatro 89, come gli Inadeguabili, le loro compagne, Besolino.
- e in ultimo, lo sapete o no, che Operazione Madonnina è in libreria, per Fratelli Frilli? Accattetevillo!

giovedì 11 aprile 2013

L'idi0ta ospita la Madonnina. E sono strazi.

Ecco il video della lunga puntata de l'idi0ta su Radio Mach5 dedicata al terzetto che ha scritto Operazione Madonnina. Del libro scriveremo presto, intanto puppatevi questa lunga chiacchierata!

radiomach5 on livestream.com. Broadcast Live Free

martedì 2 aprile 2013

Io non piango, davvero.

Alcune persone muoiono, e morendo ci lasciano soli, altre muoiono, ma non ci lasceranno soli mai, perché quello che ci hanno lasciato è ciò che ci hanno dato in vita.
Per questo, penso di non poter dolermi per qualcuno che è morto anziano, dopo aver vissuto una vita straordinaria fatta di fama, successi, stima, anche soldi, ma soprattutto, soddisfazioni.
Non è una morte a dispiacermi, ma è l'esempio di una vita a esaltarmi, a donarmi speranza, per la mia e quelle altrui, per le vostre, per le nostre, per quelle di tutti coloro che non hanno avuto una possibilità, per cui non ci sono state orecchie ad ascoltare, occhi ad ammirare, mani a stringere, labbra a sorridere.
Io non piango, davvero.

lunedì 25 marzo 2013

Ladri di Madonnine al Milano Calibro Noir 2013


Se non mi rapinano più per la strada di notte, se il Tribunale riuscisse a darmi le istruzioni corrette per avere il mio Decreto di Trasferimento invece che sbanderuolarmi sull'ATM che la casa m'è costata più di biglietti del tram, se la mia bancarella non fallisce, se non mi viene l'esaurimento - l'esasperazione l'ho già - , se le gatte ci lasciano dormire, se la cervicale non desse retta all'umidità, se non mi sarò speso tutto prima, se staremo in salute che visto come vanno le cose mi sa che non proprio, bene, se non dico andrà tutto bene ma risultasse almeno una situazione di stallo per cui annaspando e tentando di non ingoiare ciò in cui annaspo, mi troverete qui, con un sorriso, perché il derubbato che soride toje quarcosa ar ladro, diceva Shekspir, insieme ai miei amici, l'Inadeguabile Andrea Ferrari e l'inafferrabile Riccardo Besola, a presentare in anteprima il nostro romanzo a tre penne "OPERAZIONE MADONNINA", ambientato a Milano nel 1973, pubblicato da Fratelli Frilli. Se voleste saperne di più, un giorno ve ne parlerò. Oggi no. Oggi ho solo voglia di bere.

martedì 19 febbraio 2013

Mendicanti

Stamattina, per il mercato di via Eustachi, li ho visti passare. 
Insistevano coi passanti, rivolgendosi loro tentando di costituire un legame di simpatia, o di gravità. Erano talmente insistenti da disturbare anche quelli indaffarati a fare altro. Avanti e indietro per il mercato, o fissi agli angoli della strada. Tutto per elemosinare un privilegio, per mendicare una piccola ricchezza, per trovare sostegno ad ottenere quello che per merito, o per impegno, non avrebbero. 
Non erano gli zingari, o meglio, le ormai famose zingare di via Eustachi, stavolta: c'erano anche loro, ma mendicavano con maggiore dignità, con ostentata sicurezza. 
Domanda: chi erano secondo voi questi mendicanti, e perché?

lunedì 11 febbraio 2013

L'Anno del Serpente

Ieri abbiamo partecipato ai festeggiamenti del Capodanno Cinese nella nostra Chinatown milanese, via Paolo Sarpi. In realtà, vi avevo sempre partecipato, ma il sindaco precedente aveva combinata una tale frittata che i cinesi la parata non l'hanno più fatta fino a quest'anno.
Al bentornato Dragone, coi Cani o Leoni che siano, colle Lanterne Volanti, e le signorine coll'ombrellino, aggiungo un cruccio.
Ho saputo che il personale della Fabbrica del Vapore, alle 18:45 di ieri, è uscito nel cortile a intimare in malo modo ai ritardatari di smettere di accendere lanterne volanti. I cinesi rimanenti avevano ancora poche lanterne, il permesso è vero che era fino alle 18:30, ma le lanterne erano davvero poche e invece molto importante è questa tradizione per i cinesi. Insomma, fatto sta che il personale ha stracciato le lanterne dei festaioli, mandandone in furia uno (trattenuto fortunatamente dai suoi compagni). Poi il suddetto personale ha chiamato i ghisa (forse avevano paura della furia di Chen).
Insomma, il Capodanno Cinese finché fa pubblicità alla Fabbrica del Vapore è bello e segna l'integrazione, ma un quarto d'ora di troppo rompe i coglioni e allora fuori dalle palle. Questo è il senso dell'integrazione, del la compartecipazione alle tradizioni, dell'incontro?
Non so se questo sarà l'anno del Serpente o l'anno del Biscione, se il Papa abdica per lasciare il posto al Cavaliere, ma una cosa la vorrei per l'anno che viene: che certa gente di merda imparasse a stare al mondo.

martedì 5 febbraio 2013

XI° : Non parlare di politica a tavola

Intraprendere un percorso di realizzazione personale implica, lungo questa via impervia, di incappare in ostacoli che ci guasteranno l'umore. Quindi, nel caso mio personalissimo, capita che sulla scala laboriosa che passa tra la mia infanzia e lo scrivere libri, raccontare storie, io attraversi questioni quotidiane, tipo un lavoro di sussistenza, il contratto luce/gas, il mal di testa, e questioni più rare o sporadiche, quali i lutti o le elezioni.

Esprimere il proprio diritto di voto con una scelta tra opzioni sgradite e sgradevoli, significa per me non rispettare i propri diritti. Nella vita ho fatto sempre scelte di stomaco e di cuore, a costo di compiere pure quello meno furbe o meno intelligenti. Il fatto che io non abbia ancora oggi un lavoro stabile e sicuro è indicativo di quanto perseguire la Via della Scrittura sia un gesto stupido agli occhi dei più. Compiere scelte con lo stomaco e con il cuore ha fatto sì che io oggi mi senta realizzato, seppure ancora parzialmente, anche sul piano sentimentale.

E ieri sera ho capito, grazie a Giulia, due cose: la prima è che non si parla di politica a tavola; la seconda, è che qualsiasi voto intelligente segue dei percorsi talmente stupidi da risultare ancora più stupido. A fronte di una sinistra disgustosa, non serve votare una destra imbarazzante; e in opposizione a una destra imbarazzante, non ci si può affidare comunque a un centro-sinistra disgustoso.

E ancora: perché se ho la barba mi si crede di sinistra, e per il lavoro che faccio mi si crede di destra? Io sono, e sono sempre stato, anarchico. Al massimo, socialista utopico come Morris. E se dovessi dimostrare le mie simpatie partitiche attuali, scontenterei tutti, perché in nessuno vedo un bene per me e per chi mi sta accanto.

E dunque ho deciso. Che non userò il cervello, nessun ragionamento, perché con gli stupidi e i disonesti è inutile ragionare: utilizzerò quelle categorie di giudizio che mi han portato fin qui, stomaco e cuore, per rispetto di me stesso e delle persone che amo.
E non farò una X in un cerchio. Cerchierò una A.

martedì 22 gennaio 2013

Vota Merda.

E' che io al mattino cammino per un quarto d'ora e penso, prima di arrivare al furgone. E le cose che penso sono cose che vorrei dire ma tengo per me perché la virtù del samurai è il silenzio, ma a volte forse è meglio spurgarle. E allora vorrei andare dalle persone e dirglielo.
Vorrei dirti che la pornografia che fa scandalo è persistere nell'umiliazione sensazionalistica di una persona che invece avrebbe bisogno d'aiuto, come la Tommasi, e invece ti fa piacere deridere o indicare col dito senza renderti conto che a fare schifo sei tu.
Vorrei dirti che tutta l'attenzione mediatica e politica ai diritti degli omosessuali è il fatale indice dell'omofobia della tua società.
Vorrei dirti che tuo figlio può anche crescere secondo il regime alimentare più sano del pianeta, dal vegetarianesimo al prodotto biologico alla ricercatezza gastronomica, ma sempre l'aria mefitica di Milano si respira, sempre sul cemento appoggia il culo.
Vorrei dirti che se tua figlia lavora all'estero non è un merito, che il merito sarebbe se ce l'avessero chiamata, e invece non ha fatto molto di più di quei poveracci che mollavano casa con una valigia di cartone per cercar fortuna altrove. La differenza è che tu le hai preso un trolley, un biglietto aereo, una saccata di piccioli, e ora vanti quel che invece dovrebbe amareggiarti.
Vorrei dirti che io voglio scriverli, i libri, e non venderli, per venderli chiama qualcun altro, a me non me ne frega niente, io voglio scriverli e pubblicarli e poi venderli li venda il venditore di libri, è una questione di ruoli, non è che chiami un cuoco e poi lo metti alla cassa, lo metti in cucina, no?
Vorrei dirti che i gusti puoi averli anche personali, che non è peccato dire che un regista è noioso per quanto geniale sia, e un altro è divertente per quanto di genere sia. Alla gente piace quello che si dice piaccia alla gente, e ha ragione Pandiani, si celebra lo stereotipo, forse perché è difficile e impegnativo apprezzare qualcosa di originale, se poi non piace agli altri cosa fai, il diverso?
Vorrei dirti che non hai recensito il mio libro, che non l'hai neanche letto, ma m'hai chiesto un'intervista in cui fingi che ci siamo incontrati dal vivo e abbiamo bevuto insieme. Ma questa si dice da sola.
Vorrei ricordarti che hai fatto delle promesse e non le hai mantenute, così che lo spazio sotto la Biblioteca è ancora vuoto e magari il mio amico Leo si sente preso per il culo e tradito dalla burocrazia politica.
Vorrei dirti che se facessi bene il tuo lavoro faciliteresti molto il mio.
Vorrei dirti di votare Merda. Tanto ha già vinto.