mercoledì 29 giugno 2011
nuova inadeguabile
eccomi qui, dopo aver gridato "aderisco" sono stata ammessa a furor di popolo (due persone si possono definire popolo?) e presento le mie credenziali di inadeguabilità: dopo aver pubblicato il mio primo libro nel 2008 ho lasciato il mio editore per questoni di principio e adesso mi tengo nel cassetto due nuovi romanzi apprezzati dalla critica ma non dal pubblico, visto che un libro senza editore di pubblico non ne ha. ho scritto anche una fiction, dimenticando in preda all'ispirazione che gli inadeguabili difficilmente approdano in tv.
detto questo, vi pongo un dubbio assolutamente assillante: se il mainstream in italia obbliga spesso a compromessi e compravendita e l'underground non ha risorse per sostenere nuovi progetti, che si fa?
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Cara scrittrice,
RispondiEliminahai fatto bene a scrivere alla posta del cuore dell'Inadeguabile, poichè qui si ha sempre risposte in divenire per ogni sorta di quesito. Tu sei stata ammessa nell'Inadeguabile per svariati motivi, anche semplicemente tuoi personali: sei stata ammessa perchè quando ti è stato offerta una possibilità togliendo il lesbismo dai tuoi libri, hai rifiutato; perchè affronti il mondo del lavoro senza adeguarti nonostante tutti i problemi che questo comporta; perchè i libri li hai in un cassetto e allora avvii progetti per non svenderli nè affossarli, e per un fracco di altri motivi.
Ora rispondo al tuo dubbio assillante: quello che qui si propone, quel che qui si tenta di fare, è non rifiutare i compromessi o le compravendite attorno i quali gira tutto l'esistente ormai, bensì dimostrare che il talento, la passione e l'attitudine sono le risorse su cui deve e può far conto un autore del sottosuolo. Dimostrare che con la sincera dedizione e fede in ciò che si crea si può raggiungere non il successo economico, bensì qualcuno che creda ancora nei piccoli sogni belli, quelli che la vita ci deve dare la possibilità di realizzare, senza adeguarci a un'esistenza in cui ciò che non frutta denaro è uno sciocco e secondario trastullo. Dimostrare che nell'avvilimento del romanzo, categoria merceologica che ha saturato il mercato senza scrupolo di qualità, possiamo elevare ancora qualche penna che non vuole essere un prodotto, non vuole rientrare in una categoria, ma vuole solo raccontare, bene, una storia che valga la pena leggere, o ascoltare. Per questo, se il panorama è quello attuale e le cose stanno come tu hai giustamente prospettato (compromessi e compravendita contro nessuna risorsa) noi, che non siamo adeguati a tutto ciò, non vogliamo neanche adeguarci.
All'attacco!
"qualcuno che creda ancora nei piccoli sogni belli, quelli che la vita ci deve dare la possibilità di realizzare, senza adeguarci a un'esistenza in cui ciò che non frutta denaro è uno sciocco e secondario trastullo"... Lo posto su fb! Credo che sia un pensiero che va condiviso. Io lo condivido. Attacchiamo!
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