martedì 19 febbraio 2013

Mendicanti

Stamattina, per il mercato di via Eustachi, li ho visti passare. 
Insistevano coi passanti, rivolgendosi loro tentando di costituire un legame di simpatia, o di gravità. Erano talmente insistenti da disturbare anche quelli indaffarati a fare altro. Avanti e indietro per il mercato, o fissi agli angoli della strada. Tutto per elemosinare un privilegio, per mendicare una piccola ricchezza, per trovare sostegno ad ottenere quello che per merito, o per impegno, non avrebbero. 
Non erano gli zingari, o meglio, le ormai famose zingare di via Eustachi, stavolta: c'erano anche loro, ma mendicavano con maggiore dignità, con ostentata sicurezza. 
Domanda: chi erano secondo voi questi mendicanti, e perché?

lunedì 11 febbraio 2013

L'Anno del Serpente

Ieri abbiamo partecipato ai festeggiamenti del Capodanno Cinese nella nostra Chinatown milanese, via Paolo Sarpi. In realtà, vi avevo sempre partecipato, ma il sindaco precedente aveva combinata una tale frittata che i cinesi la parata non l'hanno più fatta fino a quest'anno.
Al bentornato Dragone, coi Cani o Leoni che siano, colle Lanterne Volanti, e le signorine coll'ombrellino, aggiungo un cruccio.
Ho saputo che il personale della Fabbrica del Vapore, alle 18:45 di ieri, è uscito nel cortile a intimare in malo modo ai ritardatari di smettere di accendere lanterne volanti. I cinesi rimanenti avevano ancora poche lanterne, il permesso è vero che era fino alle 18:30, ma le lanterne erano davvero poche e invece molto importante è questa tradizione per i cinesi. Insomma, fatto sta che il personale ha stracciato le lanterne dei festaioli, mandandone in furia uno (trattenuto fortunatamente dai suoi compagni). Poi il suddetto personale ha chiamato i ghisa (forse avevano paura della furia di Chen).
Insomma, il Capodanno Cinese finché fa pubblicità alla Fabbrica del Vapore è bello e segna l'integrazione, ma un quarto d'ora di troppo rompe i coglioni e allora fuori dalle palle. Questo è il senso dell'integrazione, del la compartecipazione alle tradizioni, dell'incontro?
Non so se questo sarà l'anno del Serpente o l'anno del Biscione, se il Papa abdica per lasciare il posto al Cavaliere, ma una cosa la vorrei per l'anno che viene: che certa gente di merda imparasse a stare al mondo.

martedì 5 febbraio 2013

XI° : Non parlare di politica a tavola

Intraprendere un percorso di realizzazione personale implica, lungo questa via impervia, di incappare in ostacoli che ci guasteranno l'umore. Quindi, nel caso mio personalissimo, capita che sulla scala laboriosa che passa tra la mia infanzia e lo scrivere libri, raccontare storie, io attraversi questioni quotidiane, tipo un lavoro di sussistenza, il contratto luce/gas, il mal di testa, e questioni più rare o sporadiche, quali i lutti o le elezioni.

Esprimere il proprio diritto di voto con una scelta tra opzioni sgradite e sgradevoli, significa per me non rispettare i propri diritti. Nella vita ho fatto sempre scelte di stomaco e di cuore, a costo di compiere pure quello meno furbe o meno intelligenti. Il fatto che io non abbia ancora oggi un lavoro stabile e sicuro è indicativo di quanto perseguire la Via della Scrittura sia un gesto stupido agli occhi dei più. Compiere scelte con lo stomaco e con il cuore ha fatto sì che io oggi mi senta realizzato, seppure ancora parzialmente, anche sul piano sentimentale.

E ieri sera ho capito, grazie a Giulia, due cose: la prima è che non si parla di politica a tavola; la seconda, è che qualsiasi voto intelligente segue dei percorsi talmente stupidi da risultare ancora più stupido. A fronte di una sinistra disgustosa, non serve votare una destra imbarazzante; e in opposizione a una destra imbarazzante, non ci si può affidare comunque a un centro-sinistra disgustoso.

E ancora: perché se ho la barba mi si crede di sinistra, e per il lavoro che faccio mi si crede di destra? Io sono, e sono sempre stato, anarchico. Al massimo, socialista utopico come Morris. E se dovessi dimostrare le mie simpatie partitiche attuali, scontenterei tutti, perché in nessuno vedo un bene per me e per chi mi sta accanto.

E dunque ho deciso. Che non userò il cervello, nessun ragionamento, perché con gli stupidi e i disonesti è inutile ragionare: utilizzerò quelle categorie di giudizio che mi han portato fin qui, stomaco e cuore, per rispetto di me stesso e delle persone che amo.
E non farò una X in un cerchio. Cerchierò una A.