Ieri abbiamo partecipato ai festeggiamenti del Capodanno Cinese nella nostra Chinatown milanese, via Paolo Sarpi. In realtà, vi avevo sempre partecipato, ma il sindaco precedente aveva combinata una tale frittata che i cinesi la parata non l'hanno più fatta fino a quest'anno.
Al bentornato Dragone, coi Cani o Leoni che siano, colle Lanterne Volanti, e le signorine coll'ombrellino, aggiungo un cruccio.
Ho saputo che il personale della Fabbrica del Vapore, alle 18:45 di ieri, è uscito nel cortile a intimare in malo modo ai ritardatari di smettere di accendere lanterne volanti. I cinesi rimanenti avevano ancora poche lanterne, il permesso è vero che era fino alle 18:30, ma le lanterne erano davvero poche e invece molto importante è questa tradizione per i cinesi. Insomma, fatto sta che il personale ha stracciato le lanterne dei festaioli, mandandone in furia uno (trattenuto fortunatamente dai suoi compagni). Poi il suddetto personale ha chiamato i ghisa (forse avevano paura della furia di Chen).
Insomma, il Capodanno Cinese finché fa pubblicità alla Fabbrica del Vapore è bello e segna l'integrazione, ma un quarto d'ora di troppo rompe i coglioni e allora fuori dalle palle. Questo è il senso dell'integrazione, del la compartecipazione alle tradizioni, dell'incontro?
Non so se questo sarà l'anno del Serpente o l'anno del Biscione, se il Papa abdica per lasciare il posto al Cavaliere, ma una cosa la vorrei per l'anno che viene: che certa gente di merda imparasse a stare al mondo.
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