lunedì 10 settembre 2012

Esserci per non esserci, non esserci per esserci.

C'è un motivo per cui non pubblico niente su questa pagina dal 26 aprile. Anzi, ce ne sono molteplici, troppi e nessuno, probabilmente. Tra le cause, il meccanismo di fagocitazione alla base dello Spettacolo, come insegna Debord e come si è verificato con le controculture assurte a istrionici buffonismi modaioli: la fagocitazione di ogni gesto innovativo, di rottura, di rivolta lo rende inefficace e comporta la negazione di ogni possibile innovazione, rottura, rivoluzione. In tale contesto, un'avanguardia letteraria o artistica non può esistere, o meglio, può sussistere ma solo in condizioni di silenzio, essere soltanto al di fuori del sistema Cultura/Consumo. Esprimere un pensiero dissenziente rafforza comunque il pensare comune dissentito. Chi dissente, dunque, può solo rinchiudersi in una riserva pellerossa, magari idillio per chi la vive dall'interno, e curiosa bizzarria per chi la vede dall'esterno (1). 
Amaro pensiero, dunque, ma da un certo punto di vista non rimane che il silenzio, o perlomeno il silenzio mediatico e pubblico, per chi soffre questa situazione sociale e culturale. Ma sarebbe giustificatorio e semplicistico affermare che l'Inadeguabile non si è espresso per non essere adeguato. 
Eppure anche quando l'Inadeguabile ha gridato, come accadde a Zarathustra, il popolo ha riso invece che indignarsi, allarmarsi, o semplicemente riflettere. Anche quando l'Inadeguabile ha cantato nuovi canti, il popolo l'ha ignorato. A chi offrire un'innovazione, se la Cultura imperante vuole confortevoli abitudini fondate sulla sicurezza di sapere cosa aspetta? Non vale più la qualità della barzelletta, si ride perché come cani di Pavlov siamo stati riprogrammati per ridere quando qualcuno racconta una barzelletta. Nel noir per valere qualcosa basta citare il Tuttocittà. E per pubblicare, vi assicuro che l'editoria per conoscenza è ben più vituperabile di quella a pagamento.
L'Inadeguabile ha agito, nel proprio piccolo, si è sgolato. Ha percorso fessure tentando di aprire nuovi sentieri. Per fortuna non c'è riuscito, per fortuna non ha avuto successo, per fortuna ha dovuto soffrire la frustrazione dell'indifferenza, perché altrimenti avrebbe fronteggiato il proprio fallimento. 
Da piccolo, leggevo i fumetti Marvel/Corno. Una delle cose che mi è rimasta in testa, sono alcune pagine di un vecchio Ghost Rider. Ghost aveva un superproblema che era una supermaledizione: era lo Spirito della Vendetta, vendicava, non salvava. Arrivava sempre dopo il crimine, non poteva prevenirlo. Era necessario che il male avvenisse, perché si attivassero i suoi poteri. Era necessario che fallisse. Gli altri supereroi potevano arrivare in tempo, lui poteva arrivare sempre, e solo, troppo tardi. E quella sensazione, di dover necessariamente fallire, già alle elementari ti fa maneggiare delle riflessioni che la vita ti pare un paradosso.
Eppure, siamo qui. 
Nonostante l'indifferenza, gli insuccessi, gli insulti, siamo qui. Siamo qui per chi riconosce Andrea Ferrari quello dei libri in campeggio in Albania, per la bella signorina che riconosce gallone in uno studio notarile in largo Donegani. Siamo qui per chi ci supporta, ci sorride, ci consiglia. Siamo qui per chi ci accoglie.
Siamo qui perché non si combattono solo le battaglie vincenti. Ma ci rende uomini combattere quelle che non possiamo vincere. 

(1)Mi viene da pensare alla Villetta Occupata di via Litta Modignani, un luogo splendido, estremo, e davvero al di fuori della regola imposta, ma che per la maggior parte degli abitanti parassitari della zona è il recinto delle scimmie, buffe da vedere, maleodoranti e rumorose, e che non sono evolute come loro...

Nessun commento:

Posta un commento