"... quando scrivi una storia (a fumetti), e vedi una direzione che non hai mai preso prima, una carraia nascosta, la curiosità ti assale e volti per quella stradina sterrata, per andare a vedere cosa c'è. E i lettori, che non si ritrovano sulla solita tangenziale (di Ratman), si spaventano e dicono delle cose di disappunto, perché volevano andare sulla tangenziale, invece non sanno dove si trovano.
Allora vorrei che i lettori si fidassero del guidatore. Sono sempre io, non vado forte, non farò mai delle manovre azzardate, ho preso delle gran multe per divieto di sosta, lo ammetto, ma voglio solo portarvi in un posto che secondo me è bellissimo, vorrei che lo vedeste anche voi.
Quante volte vi ho portati in posti belli? Due tre volte, almeno, dai. Magari ne esce fuori una quarta!
[...]
Vedrete che ci sono tante storie meravigliose da leggere, di cui magari ignoravate l'esistenza, perché avete sempre fatto la tangenziale."
Leo Ortolani parla di Ratman e io potrei usare le stesse parole per descrivere l'avventura editoriale di Lapidi d'Asfalto. Ortolani non si adegua, ma apre la strada. Sarà per questo, che lo amo, da Inadeguabile. Sarà per questo, che lo seguo.
E poi una domenica apro l'albo del giorno prima, perché io Ratman lo leggo sempre dopo un po' che l'ho acquistato per farmelo durare di più, magari lo faccio leggere prima a Giulia e poi lo leggo io. Lo apro, salto la storia, vado alla rubrica della posta. Cita le polemiche sui forum di Ratman per le sue ultime storie che non fanno ridere, ma faranno la storia del fumetto. E trovo la mia storia. Ortolani mi perdonerà se l'ho citato testualmente. Lo ringrazio, per quello che mi ha dato dal 1999, quando lo scoprii, ad oggi.
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