mercoledì 17 ottobre 2012

Dal nostro corrispondente A. Brandelli


L'Inadeguabile B. e la rivoluzione intima del rifiuto.
Sono l'Inadeguabile B. 
Vi ricordate i Wu Ming? Ecco loro sono tanti e famosi e hanno i numeri. Wu Ming 1, Wu Ming 2 e così via. 
Noi Inadeguabili siamo pochi e ignoti, quindi non possiamo servirci dello stesso artificio numerico. Per semplificarvi la vita abbiamo optato per le lettere. Essendo un movimento basato sulle parole poi, credo che cas
chino a pennello. Insomma, per farla breve, Se andassimo in ordine alfabetico io sarei l'Inadeguabile A. e Francesco l'Inadeguabile B., ma date le mie chiare rimostranze di stampo calcistico, non ci è parso giusto denotarci con una A. e una B. previo scontro di almeno trenta giornate in un girone all'italiana con andata e ritorno. Francesco la domenica spesso lavora e io sono azzoppato, per ciò abbiamo pensato di usare le lettere dei nomi. Io sareicomunque stato l'Inadeguabile A. e Francesco l'inadeguabile F. . Chiaro e limpido, ma ambiguo. Io la serie A. non l'ho mai fatta. Ergo, ho optato per le iniziali dei nostri cognomi, io sarei l'Inadeguabile F. e lui l'inadeguabile G. . Fine della partita? Manco per il C. . Quanti conoscono davvero il mio cognome reale? Pochini. Quindi dopo lunghe ed intense elucubrazioni abbiamo deciso di adottare la regola del cognome d'arte per me e del come vuole per Francesco. 
Io sono l'Inadeguabile B. lui è l'Inadeguabile dalla D. alla Z. secondo le intemperie e le molteplicità dei suoi personaggi. Perché l'Inadeguafile M. è il duca bianco della letteratura contemporanea.
Ciò detto, vengo al punto.
Il rifiuto è rivoluzionario e democratico. E' l'espressione più consapevole della propria potenza verso l'altro inteso come individuo e verso l'altro inteso come come tutto ciò che è esterno al nostro io. L'ambiente, l'economia, la letteratura, il calcio, la musica, l'arte in genere e il caffé americano (unica cosa altra alla quale non riesco a dire no.).
Il no è come dicevo quanto di più intimo e pubblico al tempo stesso, qualcosa di contemplato, di motivato e di definitivo.
Un no incide su una vita molto di più di mille si mal detti, masticati facendo buon viso a cattivo gioco, e maledetti appena usciti dalla nostra bocca.
Il no impegna più del si. Il si è cangiante, menzognero per antonomasia, denota disinteresse e opportunismo nella maggior parte dei casi. Il no invece è tagliente, definitivo, ti obbliga a prendere una posizione e a mantenerla. Il no valorizza il si. Se hai un buon rapporto con il tuo no, il tuo si sarà salvifico, vitale e mai reazionario.
Ho imparato a dire no a sedici anni, e per molto tempo mi sono sentito un guerrigliero metropolitano della presa di posizione. Un barricadero del rifiuto, personale, della privazione a volte, ma con lo sguardo pieno del vuoto che mi creavo attorno.
Poi ho iniziato a piegare il capo troppo spesso. Ho detto troppi si. Ho mantenuto molti di questi si e ho faticato, ritrovandomi parte di un tutto che non valeva niente per me.
Ora è tornato il momento del no. 
C'è aria di rivoluzione in giro e io dico no. Intimamente, privatamente, ma con fermezza.
L'Inadeguabile B. non rifiuta a prescindere, ma prescinde dal non rifiutare mai.

Inadeguabile sempre,
Andrea Ferrari

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